Cordiale visita di Haile Selassie alla Fiat, al Bit ed alla Olivetti
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Amicizia per l’imperatore d’Etiopia a Torino
Cordiale visita di Haile Selassie alla Fiat, al Bit ed alla Olivetti
Nel salone della Mirafiori è stato ricevuto dai dirigenti della grande azienda e da rappresentanze di impiegati e operai, anziani ed allievi – Il saluto del presidente dott. Agnelli – Calda accoglienza al Bit – Il discorso del prof. Visentini alla Olivetti – La partenza in treno da Chivasso
Un rapido giro di visite, nel quadro d’una perfetta organizzazione, ha portato ieri l’imperatore Haile Selassie dalla Fiat Mirafiori al Centro professionale del Bit e di qui alla Olivetti di Scamagno. Cordiali discorsi di benvenuto, gli applausi di passanti e maestranze, qualche episodio episodio toccante, Torino sotto il sole, la corsa sull’autostrada dalle imponenti strutture della fabbrica alla velata malinconia del Canavese in autunno: questa la sintesi della mattinata – quattro ore, fra le 9,30 e le 13,30 – che il Piemonte ha offerto all’ospite.
Le 9,20, davanti alla palazzina della Fiat Mirafiori. L’ampia gradinata è gremita, nell’atrio pavesato di bandiere italiane ed etiopiche si affollano gli operai della Fiat, dagli anziani agli allievi. Sulla soglia, l’imperatore è accolto dal presidente dott. Giovanni Agnelli, con l’ing. Bono, il dottor Umberto Agnelli, l’ing. Gioia. Nell’atrio un applauso saluta il suo passaggio.
Il dott. Giovanni Agnelli, in francese, porge il benvenuto all’ospite: “E’ un grande onore poter avere tra noi il capo di uno Stato al quale ci legano tradizioni di amicizia e collaborazione. I rapporti commerciali si sono fatti negli ultimi tempi più stretti, fino a raggiungere nel 1969 un interscambio complessivo di oltre 30 milioni di dollari. In questo quadro, anche per la nostra azienda l’Etiopia rappresenta già oggi un partner di grande importanza: l’anno scorso il 28 per cento delle vetture e il 73 per cento dei veicoli industriali venduti sul mercato etiopico portavano il marchio Fiat. Contiamo che questa importanza cresca in futuro: la Fiat che da tempo è presente nel continente africano si augura che la sua organizzazione, la sua esperienza, i suoi uomini possano concorrere a un sempre più accentuato sviluppo della relazioni economiche e civili tra i nostri due paesi. In questo spirito ci auguriamo che possiate riportare in patria, maestà, l’immagine di un’azienda sensibile ai rapporti di amicizia e aperta alla più ampia collaborazione.”
Il vice direttore generale dottor Palmucci illustra quindi, sul plastico che spicca sulla parete di fondo dell’atrio, il percorso della visita, a ricordo della quale viene offerto all’imperatore un modello della “Fiat 3 e mezzo HP” del 1899 e gli si chiede di firmare l’albo degli ospiti d’onore. In nitidi caratteri amarici, Haile Selassie scrive: “Abbiamo visitato le grandi officine conosciute non solo per la loro fama, ma anche per la celebre produzione di tutti i tipi di auto”.
Come nascono queste vetture, sarà chiaro nella rapida sintesi della visita, che si conclude sotto il carosello di “500”, “850”, “124” e “125” multicolori, appese nell’aereo nastro trasportatore. Mentre agli ospiti viene offerto un rinfresco, l’imperatore si ritira per un breve colloquio riservato con il presidente Agnelli. Poi, il lungo corteo di automobili riparte tra il festoso saluto di centinaia di persone.
Alle 11,10 Haile Selassie è al Palazzo del Lavoro. Qui ha sede il Bit, il Centro internazionale che lo scorso luglio ha negoziato con il governo etiopico un vasto programma di corsi di perfezionamento destinato a tecnici e dirigenti etiopici, che avrà inizio il prossimo anno.
L’imperatore è ricevuto dal direttore del Centro, monsieur Philippe Blamont, e dall’ambasciatore Arpesani, presidente del centro italiano per il Centro. Il signor Blamont illustra le origini e gli obiettivi dell’Istituto e riferisce che “fino ad oggi ai corsi di perfezionamento professionale e tecnico hanno partecipato borsisti provenienti da 121 paesi e, per questo anno accademico, il numero dei partecipanti ai 35 corsi di perfezionamento ed ai 16 seminari previsti dal programma ammonterà a 1500”.
“Conosco il valore e l’importanza dell’attività che si svolge presso il Centro internazionale del lavoro a vantaggio dei paesi in via di sviluppo – risponde Haile Selassie – e questa istituzione fa onore alla città che la ospita”. Visita poi le aule del Centro, dove sono in corso le lezioni, e dovunque trova simpatia e applausi.
Nell’aula dove si tiene il corso di “direzione della produzione”, l’imperatore incontra un borsista etiopico, l’ing. Mogus Brook, e gli stringe la mano con calore. L’ing. Brook è di Addis Abeba, è a Torino da nove settimane e vi resterà sino a fine anno. “Conoscevo già il mio imperatore – ci dice – ho avuto la fortuna di parlargli all’università di Addis Abeba”. Il suo giudizio su Haile Selassie? La risposta è immediata: “un uomo buono e un grande uomo di Stato”. È sorpreso di incontrarlo a Torino? “No, l’imperatore ha molte occasioni di viaggiare. Quando ho saputo che veniva in Italia sono stato sicuro che sarebbe arrivato a Torino, che è il cuore industriale dell’Italia”.
Ora Haile Selassie visita il vicino “college” che serge sulla sponda del Po ed ospita i borsisti del Centro. Poi, con il suo seguito, prosegue per Ivrea.
All’ingresso dello stabilimento Olivetti di Scarmagno, l’imperatore è accolto dal presidente onorario Arrigo Olivetti, dal presidente prof. Visentini, con gli amministratori delegati Jarach e Roberto Olivetti. Le maestranze gremiscono il piazzale e il grande salone d’ingresso; salutano l’ospite con un lungo applauso.
“Vostra Maestà -dice il prof. Visentini – passando accanto alle linee di produzione di questa fabbrica potrà rendersi conto dell’ampiezza e della complessità del nostro sforzo. Mi lusinga d’altra parte pensare che l’attività della Olivetti le sia già nota per la presenza pluriennale e affermata di una nostra rappresentanza in Etiopia: non solamente commerciale, ma volta anche a finalità culturali per la formazione del personale etiopico che collabora con noi nello spirito di un’impresa che ha sempre concepito l’attività industriale come strumento di pregresso tecnico e di elevazione sociale, di libertà e fratellanza fra persone e popoli”.
All’ingresso dell’imperatore nel reparto delle calcolatrici elettroniche, anche un operaio vuole rivolgergli parole di saluto. È Giovanni Lo Bue, della commissione interna. Cogliendo tutti di sorpresa, infrange la sottile catena di protezione, stringe la mano ad Haile Selassie e legge: “Rivolgo un caloroso saluto al presidente dell’organizzazione africana, al sovrano amante della pace che con tanto equilibrio e saggezza rinnega la guerra”. Applausi e strette di mano accompagnano la visita, che si conclude con l’offerta di una macchina per scrivere elettrica all’imperatore e di fiori alla senatrice Tsadik.
Doni più modesti, ma altrettanto affettuosi, saranno offerti poco dopo sul piazzale della stazione di Chivasso, presente il sindaco in fascia tricolore, tra le grida di saluto della folla: un cofanetto di “nocciolini” e un mazzo di rose alla principessa. Li porgono Silvia Rava di 7 anni e Bernardino Actis di 10, figlio di padre italiano e di madre etiopica. I genitori alzeranno poi i due bambini verso l’imperatore che, affacciato dal finestrino, ricambia con l’offerta di una medaglia. Subito dopo il treno muove verso Milano.