Discorso al Parlamento Etiope sull’aggressione Italiana


Il desiderio dell’Italia di invadere il Nostro paese da 40 anni fa fino ad ora non è mai cambiato. Questa ambizione, che è stata manifestata continuamente in varie occasioni negli ultimi anni, è diventata più evidente durante il suo ultimo anno di attività invernali, rendendo ciò non più un segreto, il Governo Italiano, lo scorso anno in Agosto, senza alcun motivo, ha iniziato ad ammassare armi lungo i nostri confini. Quando abbiamo scoperto questo (fatto), abbiamo ordinato il nostro Incaricato d’Affari a Roma di chiedere spiegazioni e quella che abbiamo ricevuto è stata una risposta completamente inconsistente ed infondata in base alla quale l’Italia era impegnata in preparativi militari perché Noi avevamo intenzione di dichiarare guerra contro i territori colonizzati in Eritrea e Somalia. Nonostante abbiamo spiegato che questa (risposta) era completamente infondata, dato che l’Italia stava già portando avanti il suo piano premeditato, ha continuato a consolidare la sua preparazione militare con il pretesto che stava facendo questo per scopi difensivi, e non è stata mai disposta ad ammettere che si stava preparando per eseguire il suo piano aggressivo. L’Italia voleva anche che alcuni pretesti mimetizzati rendessero il suo piano aggressivo apparentemente giustificato al resto del mondo. Di conseguenza, quando un certo scontro romanzesco si è verificato tra i dipendenti Etiopi di organizzazioni nazionali e quelli di un’agenzia commerciale Italiana, in Gondar, lo scorso Hedar, anche se il sangue versato era degli Etiopi, la delegazione Italiana ad Addis Abeba ha fatto una grande scandalo di questa vicenda futile ed è intervenuta fortemente attraverso i canali diplomatici. Il Nostro Governo, essendo amante della pace e cercando di evitare uno scontro più grave, ha risposto favorevolmente alla richiesta Italiana. Successivamente si verificò l’incidente di Wal Wal che divenne la causa della Nostra controversia presente. Nel tentativo di smembrare alcuni dei nostri territori, l’Italia ha ignorato la nostra integrità territoriale ed in violazione del trattato del 1900, firmato tra i due governi, e che stabiliva il confine, ha accampato una considerevole forza militare e munizioni a Wal wal, (situata) 100 km. all’interno del confine delimitato dell’Etiopia. Successivamente, dato che il nostro confine con la Somalia Britannica è stato stabilito da un trattato, ai rappresentanti del Nostro Paese e della Gran Bretagna è stato chiesto di esaminare e ratificare una zona di pascolo, che si trova in Etiopia, per i Somali della Somalia Britannica, come concordato nel trattato.

L’Italia attacca

Mentre i rappresentanti dei due governi stavano svolgendo i loro doveri all’interno del Nostro territorio, per ragioni di sicurezza, il Nostro governo ha fornito loro delle guardie. E, come già sapete, queste guardie furono improvvisamente aggredite il 6 dicembre 1934, momento in cui hanno cercato di difendersi contro le mitragliatrici, i carri armati e gli aerei Italiani, ma sono stati sopraffatti. Anche questo (episodio) è diventato un altro chiaro segno dell’azione preordinata ed immotivata degli aggressori Italiani. Dopo aver attaccato le Nostre guardie ed aver commesso tutti questi crimini nel Nostro territorio da parte dei propri uomini, l’Italia ha poi cercato di incolparCi e condannarCi per quest’ultima (aggressione), e come se l’uccisione dei Nostri soldati non fosse stata abbastanza, si è spinta ulteriormente oltre fino a chiedere le scuse e il risarcimento. L’Etiopia, però, aveva una chiara coscienza dei suoi giusti diritti. E a causa di questo, e cercando di risolvere la questione pacificamente, abbiamo fatto riferimento e proposto immediatamente l’applicazione del trattato Italo-Etiope del 1928 in cui l’Italia si impegnava a mantenere relazioni pacifiche ed amichevoli durature con l’Etiopia ed in caso di qualsiasi controversia di risolverla pacificamente attraverso la mediazione. La risposta alla nostra proposta è stata un no schietto; al contrario, (l’Italia) ha annunciato apertamente che era decisa a portare avanti le sue richieste senza ulteriori esami e solo con la valutazione della questione. Poiché eravamo anche decisi a mantenere il Nostro onore ad ogni costo, ed eravamo convinti che se qualsiasi governo, di propria iniziativa, avesse presentato un caso come questo a giudici governativi imparziali, la sentenza così stabilita non avrebbe degradato ma onorato tale Governo, abbiamo apertamente dichiarato che se l’Etiopia fosse stata riconosciuta colpevole in questo caso, avrebbe pienamente ed immediatamente rispettato il verdetto. Di conseguenza, anche se l’Italia non voleva che il problema venisse risolto da mediatori, abbiamo sempre voluto risolverlo con mezzi legali e pacifici, ed in virtù di questo, abbiamo ritenuto necessario presentare il caso alla Società delle Nazioni e abbiamo reso note le Nostre ragioni che ci hanno portato a compiere questo passo, in dettaglio, al governo Italiano e al suo leader, il Signor Mussolini. Di conseguenza il caso fu sollevato il mese scorso presso la Società delle Nazioni e l’Italia dovette tristemente accettare la decisione che (il problema) doveva essere risolto da mediatori. Tuttavia, mentre noi stavamo seguendo la decisione presa dalla Società delle Nazioni, nello stesso mese, il 21 Gennaio, e mentre i mediatori erano stati nominati ed i colloqui diplomatici erano in corso, il Ministro Italiano ha continuato a trascinare la questione cercando di farCi ammettere reati che non avevamo mai commesso, e, quindi, abbiamo trovato necessario sottoporre il caso ancora una volta alla Società delle Nazioni. Mentre l’Italia cercava di premere con forza sul Nostro Governo diplomaticamente, allo stesso tempo, ogni giorno, ricevevamo le notizie dalla sue trasmissioni radio quotidiane, che ogni giorno truppe, armi e munizioni venivano spediti ai nostri confini lungo l’Eritrea e la Somalia Italiana così confermandoCi giorno dopo giorno che la guerra era all’orizzonte.

Mediazione

Dopo il nostro secondo riferimento della causa alla Società delle Nazioni, è stato deciso di selezionare i mediatori il 27 maggio 1934. Poiché l’Etiopia credeva che la sentenza passata sarebbe stata giusta e imparziale, da parte sua, ha selezionato un avvocato Francese ed uno Americano, ben noti per la loro esperienza ed alta reputazione nel diritto internazionale. L’Italia da parte sua ha selezionato due cittadini Italiani tra i suoi funzionari governativi. A questo punto, anche se non avevamo nulla contro la scelta dei mediatori dell’Italia, abbiamo ritenuto necessario ricordare alla Lega che la nomina dei propri cittadini come mediatori non avrebbe rivelato null’altro che la propria riluttanza a vedere la questione risolta in modo imparziale, per l’ovvia ragione che non ci si aspettava che qualcuno formulasse un giudizio imparziale contro la sua stessa nazione che gli aveva affidato il lavoro. Dato che i mediatori del Governo Italiano non avevano la libertà di formulare il loro libero giudizio sulla questione e si temeva che la questione non avrebbe trovato alcuna soluzione nello sforzo di mediazione, il Governo Britannico, da parte sua, intervenne nel tentativo di trovare altri modi di riconciliazione. Questo venne fatto, rendendosi conto che il diritto internazionale è basato sulla pace internazionale e perché il suo desiderio principale era quello di mantenere la pace nel mondo. Sebbene fosse chiaro ed un dato di fatto che l’Ogaden era sempre stato una parte integrante dell’Etiopia, e anche se l’Italia aveva inflitto gravi danni al Nostro Paese con l’ingresso forzato nel Nostro territorio, la proposta della Gran Bretagna per la riconciliazione era quella di dare una parte dal Nostro territorio dell’Ogaden all’ Italia, in cambio del quale, la Gran Bretagna ci avrebbe dato il porto di Zeila ed una parte della Somalia Britannica. Dato che eravamo sempre decisi a mantenere la pace, ci stavamo preparando a studiare questa proposta. Ma nel momento in cui questa proposta gli venne presentata, Mussolini dichiarò che l’avrebbe completamente respinta e, di conseguenza, siamo stati costretti a lasciarla perdere. Come risultato di questo, i mediatori non hanno ancora risolto il caso. Il leader del Governo Italiano ha tagliato corto la proposta di riconciliazione offerta dalla Gran Bretagna.

L’avvicinarsi della guerra

L’Italia sta ancora sviluppando la sua preparazione militare ed i funzionari al vertice del Governo Italiano dichiarano apertamente che il loro piano principale è quello di occupare il nostro Paese. Di conseguenza, l’ora della guerra si avvicina con il passare di ogni giorno. Solo l’11 giugno, il capo del Governo Italiano, mentre si stava rivolgendo a 5.000 soldati, ha ordinato di andare verso quelli che oggi sono conosciuti come territori dell’Africa orientale della Somalia e dell’Eritrea, dichiarando nel suo solito discorso di guerra provocatorio e di propaganda al popolo Italiano che questi soldati stavano per registrare un grande capitolo eroico per l’Italia. Ciò che Mussolini dice è che l’Italia vuole civilizzare la Nostra gente. L’Italia si ostina a non risolvere la questione pacificamente. Desidera che molto sangue venga versato e di vendicarsi per la battaglia di Adua. Il popolo Etiope che l’Italia vuole disonorare chiamandolo pagano, è un popolo che onora la propria parola e rispetta i trattati che ha firmato. L’Etiopia non cerca la guerra, ma non si asterrà da qualsivoglia (azione) per difendersi da ogni aggressore. Anche ad Adua l’Etiopia non è stata quella che ha iniziato il problema. La guerra iniziò perché gli Italiani violarono la Nostra sovranità territoriale ed entrarono nel Nostro territorio. Potrebbero fare la stessa cosa domani. Anche se, con l’aiuto di Dio e il valore dei suoi patrioti, l’Etiopia ha guadagnato la vittoria nel 1896, non ha ricercato alcuna espansione territoriale e non ha fatto alcuna rivendicazione di sorta. Il Governo Etiopico non avrà la coscienza turbata quando la guerra imminente, alla fine, dovrà essere affrontata. Ha fatto tutto ciò che poteva per salvaguardare la pace. L’Etiopia non ha l’ambizione di dominare gli altri. Quello che vuole è essere padrona di se stessa e, a tal fine è sempre stata disposta a difendere fino all’ultimo uomo la sua indipendenza, sovranità ed integrità territoriale. Quando la forza espansionistica Italiana arriverà, con il pretesto di diffondere civiltà, e dotata di armi moderne, troverà il popolo unito d’Etiopia pronto a sacrificare la propria vita per il proprio paese ed Imperatore.

Chiamata alle armi

Combattenti d’Etiopia!

Non lamentatevi e non perdete la speranza quando vedete un rispettato ed amato leader cadere nel campo di battaglia, per la causa della Nostra libertà. Invece, dovete realizzare che chi muore per il suo paese è davvero fortunato. La morte viene per tutti sia in tempo di pace che di guerra e prende quelli che sceglie. E’ meglio morire con la libertà che senza. I nostri antenati hanno preservato l’indipendenza del nostro Paese con il sacrificio della loro vite. Siano di vostra ispirazione! Soldati! Uomini d’affari! Agricoltori! Giovani ed anziani, uomini e donne! Unitevi! Insieme lottate per la difesa del vostro paese! Come è sempre stato nella nostra tradizione, anche le donne dovranno sollevarsi per difendere il loro paese, incoraggiando i soldati e assistendo i feriti. Non importa quanto duramente l’Italia cercherà di dividerci, Cristiani o Musulmani, ognuno dovrà essere unito. Dio è la Nostra fortezza e la Nostra difesa. Non lasciate mai che le nuove armi dell’aggressore vi distolgano dalla lotta per la difesa del vostro paese e di nobili ideali! Il vostro Imperatore che vi sta parlando ora sarà anche in mezzo a voi in quel momento ed è pronto a versare il Suo sangue per la libertà del suo paese. Prima di concludere, vi è un punto che vorremmo ricordarvi, e questo è il fatto che noi continueremo a fare tutto il possibile per mantenere la pace. Vorremmo anche dirvi che fino ad ora il Governo Etiope ha fatto tutto il possibile a tal fine. Diplomaticamente, ha continuato a cercare vie pacifiche di negoziazione che sarebbero state onorevoli per entrambe le parti. Si è rivolta alla Società delle Nazioni due volte in modo che l’Italia potesse rispettare l’amicizia ed il trattato di mediazione in cui entrò di proprio accordo. Inoltre, dal momento che sia l’Italia e l’Etiopia, insieme ad altri Stati, hanno firmato un trattato per abolire la guerra, e l’America è il fondatore del trattato, abbiamo recentemente notificato questa situazione al Governo Americano. E recentemente, dato che gli italiani hanno creato problemi ai colloqui di mediazione in corso in Olanda, abbiamo ordinato al Nostro ministro a Parigi di rinviare il caso alla Società delle Nazioni, per la terza volta. Faremo ogni sforzo per mantenere la pace fino alla fine. Ma se i nostri sforzi e buoni auspici non porteranno frutto, la Nostra coscienza non Ci accuserà. Il popolo Etiope, fortemente unito per difendere la giusta causa e la libertà dell’Etiopia, alzerà le mani e pregherà Dio Onnipotente che Egli conceda la forza ai loro patrioti e combattenti.

Selected Speeches of H.I.M. Haile Selassie I, pp. 296-303