Discorso di S.M.I. Haile Selassie I al popolo americano


Mentre stavamo in Inghilterra stringemmo contatti con molte persone e nel dicembre 1937 nel giorno di Natale ricevemmo più di 1.000 lettere e molte cartoline di augurio dall’America. Gli Americani Ci hanno chiesto di fare un discorso in radio per identificare i Nostri sostenitori e ringraziarli tutti. Così con Ato Wolde Giorgis Wolde Yohannes e Ato Eèhraim Tewolde Medhin, abbiamo lasciato la stazione di Paddington con il taxi verso gli studi della B.B.C.
Durante il Nostro trasferimento il taxi ebbe una collisione in cui Ci fratturammo il ginocchio patendo grande dolore. Eravamo così doloranti che molte persone del gruppo Ci implorarono di abbandonare il programma radiofonico e di tornare a casa. Tuttavia rifiutammo di tornare prima di aver compiuto il nostro obiettivo e, sopportando il dolore, continuammo il viaggio verso la stazione radiofonica. Lì abbiamo pronunciato il discorso atteso da Noi. Appena finito il programma telefonammo uno specialista che viveva in un distretto conosciuto come Harley Street per ricevere un trattamento, ma Ci venne detto che non era a casa. Successivamente telefonammo a casa del nostro amico Sir Sidney Barton ma anche lì non c’era nessuno. Sir Sidney Barton era il Ministro Britannico Straordinario Plenipotenziario per l’Etiopia prima dell’invasione italiana. Lavorò incessantemente per rendere i problemi e le avversità che stavamo affrontando di grande interesse per il Governo Britannico e fece tutto il possibile per farci aiutare dall’Ufficio Esteri.
Mentre eravamo ancora sofferenti per il dolore dell’incidente lasciammo la radio per raggiungere l’ ”Ospedale per Bambini Malati” sulla Great Ormond Street, dove Nostra figlia, la Principessa Tsehai stava praticando infermieristica. L’ospedale Ci aveva invitato precedentemente a festeggiare il Natale con loro e così per la delizia di Nostra figlia e per onorare l’invito continuammo a sopportare il dolore ed andammo alla festa.
Il testo completo del discorso che abbiamo pronunciato al popolo Americano in quel giorno è il seguente:

“Sono profondamente lieto di rivolgervi parole di augurio per la vostra felicità, progresso e pace in questo giorno benedetto per l’umanità, dalla capitale della Gran Bretagna, rinomata per la sua ospitalità. Lasciate la pace regnare nei vostri cuori, nelle vostre famiglie, nell’unità dei vostri governi e nelle relazioni con gli altri popoli del mondo. Non c’è giorno più grande di gratitudine e gioia per i Cristiani che celebrare la nascita del Nostro Salvatore Gesù Cristo. In questo giorno di felicità ogni Cristiano nel meditare sulla vita di Gesù e sulle opere che ha compiuto per noi tutti, tende a dimenticare le tribolazioni che patisce e la tristezza che affligge il suo cuore. Nello stesso tempo ognuno è portato ad alleviare le proprie sofferenze, quelle dei propri parenti ed amici e a perdonare coloro che lo hanno afflitto.
Dalla Nostra infanzia, i Nostri pensieri più intimi sono stati rapiti dal misterioso e profondo spirito della nascita dell’infante divino, che non è solamente significativa ma anche gloriosa ed imperscrutabile. Allo stesso modo, non importa quale sia la propria reputazione, se i propri risultati sono grandi o umili, pesanti o vani, nel cammino della vita il mistero di Betlemme domina i nostri spiriti. Con la nascita del Figlio di Dio, un fenomeno senza precedenti, irripetibile e annunciato da tempo, accadde. Nacque in una stalla invece che in un palazzo, in una mangiatoia invece che in una culla. Il cuore degli uomini saggi fu colpito da timore e meraviglia al cospetto della Sua Maestosa Umiltà. I re si prostrarono davanti a Lui e Lo adorarono. “Pace agli uomini di buona volontà”.
Questo divenne il Suo primo messaggio. Quando sacrificò se stesso sul Golgotha per la remissione dei nostri peccati, pregò con il Suo ultimo respiro per il perdono di coloro che Lo avevano torturato dicendo: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”. Vergogna su quanti tra noi sono Cristiani e non seguono la via del Salvatore del mondo la cui vita fu piena di bontà, umiltà e martirio! Se avessimo vissuto secondo le leggi che Egli ci ha dato e se fossimo stati degni di essere chiamati Cristiani la pace avrebbe regnato su questa terra. Gli uomini furono concepiti per essere come gli angeli viventi che incessantemente cantano le lodi al Dio Eterno. Se fosse stato così, i popoli della terra non sarebbero stati divisi lungo linee di inimicizia. In verità non c’è ragione legittima né buona causa che possa giustificare la guerra. Fu proprio questo spirito fondamentale che dimorò negli statisti Americani e nei loro fratelli provenienti da parti del mondo che permise loro di scrivere i nuovi principi internazionali in accordo con le leggi del Nostro Salvatore. Tali principi erano finalizzati ad evitare le calamità della guerra e ad unire le nazioni piccole e grandi come un’unica famiglia e a risolvere le dispute che potevano sorgere tra di esse secondo la legge e la giustizia appropriate.
Bene, non c’è molto da fare riguardo a questo! Sebbene le fatiche degli uomini saggi possono procurare loro rispetto, è un fatto che lo spirito dei malvagi continui a proiettare la propria ombra su questo mondo. Possiamo osservare con chiarezza come gli arroganti stiano guidando i loro popoli verso il crimine e la distruzione. Le leggi della Società delle Nazioni sono costantemente violate, gli atti di aggressione hanno ripetutamente luogo; a questo riguardo il vostro onorabile presidente vi ha recentemente comunicato che quei principi pensati per assicurare la pace e la sicurezza di tutti i popoli, sono stati calpestati ed il forum della pace conseguentemente distrutto. La rispettabile idea su cui la Società delle Nazioni fu fondata è diventata oggetto di derisione. La bimillenaria Civiltà Cristiana è stata minacciata di annientamento. Se ciò accadesse, ritorneremmo ai giorni della barbarie, in cui i potenti potevano realizzare le proprie aspirazioni secondo la propria volontà. Affinché lo spirito del maledetto non acquisisca il predominio sulla razza umana che Cristo ha redento con il proprio sangue, tutti coloro che amano la pace dovrebbero cooperare per restare saldi, promuovere e preservare la legalità e la serenità.
La guerra non è l’unico mezzo per fermare la guerra. Gli uomini di buona volontà, che riconoscono pienamente i propri doveri, dovrebbero essere in grado, con l’aiuto di tutti gli uomini liberi di prevenire la guerra ed aiutare a riabilitare tutti coloro che ne sono stati mutilati e danneggiati, in modo da proteggere questo prezioso diamante, “la Pace”. Popolo d’America! Vi auguro un buon Natale, e vi chiedo di ricordare nelle vostre preghiere tutte le persone deboli e minacciate che guardano alle bandiere delle nazioni libere con fiducia, sperando di poter riconoscere un giorno la Stella che annuncerà la loro pace e futura sicurezza.”

Estratto da “My Life and Ethiopia’s Progress” – Vol. 2 – H.I.M. Haile Selassie I – pp. 40-42