Alla seconda Conferenza Africana
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Nel 1958, alla sessione inaugurale della Commissione Economica delle Nazioni Unite per l’Africa qui ad Addis Abeba, abbiamo avuto grande piacere nell’accogliere numerosi distinti delegati, la maggioranza dei quali ha legittimamente rappresentato gli Stati africani.
Nell’incontrarci come facciamo oggi, in un momento di crisi nei rapporti tra le Grandi Potenze del mondo, abbiamo motivo speciale per estendere, a nome di noi stessi e del nostro amato popolo, a tutti voi illustri delegati, i Nostri saluti più caldi in questa Conferenza degli Stati Africani.
Il collasso della Conferenza al Vertice è certamente una questione di grande preoccupazione per tutti noi; dato che gli Africani, come il resto dell’umanità, sono ansiosi di avere il pericolo di una guerra nucleare e termonucleare rimosso dal mondo. La pace è indivisibile ed è essenziale per la prosperità ed il progresso ordinato verso un più alto tenore di vita nel nostro continente. È pertanto, nostro augurio sincero che l’impegno prosegua in modo da realizzare una soluzione negoziata riguardo al disarmo e ad altre questioni che sono fonte di pericolo per la pace mondiale. Quando, nella discussione di tali questioni, la pace, infatti, fonte di sopravvivenza delle numerose piccole così come delle esigue grandi nazioni, è in ballo, è importante che le tante piccole Potenze vengano ascoltate e offrire pari opportunità di consultazione e deliberazione.
Alla prima sessione della Commissione Economica delle Nazioni Unite per l’Africa, abbiamo notato che la crescita politica dei popoli d’Africa è stato lo sviluppo dell’evoluzione più sorprendente e straordinaria nella storia documentata dell’uomo. La continuazione di questa lotta nei mesi successivi ha raggiunto risultati oltre le aspettative nel rapido emergere di un gran numero di nuovi Stati e nei risultati raggiunti dai popoli Africani verso l’indipendenza. Tali realizzazioni si distinguono come una testimonianza viva di quello sviluppo e per la salutare vitalità dei popoli di questo grande continente. Saremmo infedeli al volere dell’Onnipotente che ci ha offerto la possibilità di unità, se acconsentissimo a questo ideale di diventare un mero sogno.
Oggi abbiamo grande piacere nel dare il benvenuto a Congo, Camerun, Togo, Nigeria e Somalia nella piena partecipazione nelle nostre deliberazioni. Ed è nostra convinzione, come abbiamo notato in precedenza, che la crescita politica dei Popoli Africani non raggiungerà il suo culmine fino alla meta finale, che è l’indipendenza e la libertà completa per ogni popolo Africano.
Questo progresso impressionante e inesorabile verso la completa emancipazione del nostro continente non è stato privo di ostacoli. Lo spargimento di sangue e sofferenze che abbiamo assistito nel corso dell’ultimo anno in varie parti di questo continente è troppo vivido nella nostra memoria per richiedere la riconsiderazione dei fatti; sono tragici e dobbiamo fare in modo che non si ripresentino. Dobbiamo trovare modi e mezzi per arrestare l’insensata distruzione di vite africane. Gli Africani non hanno commesso nessun peccato, a meno che il raggiungimento dell’indipendenza e della libertà dall’oppressione coloniale possa essere considerato tale. Pertanto, è nostro dovere di vedere che questo desiderio raggiunga il suo obiettivo dandogli un’espressione adeguata nelle nostre decisioni qui in questa Conferenza. A tal fine, dobbiamo risolutamente unirci come impavidi e determinati sostenitori dei nostri fratelli Sud Africani. Fu con la coscienza di questo dovere in mente verso i nostri fratelli che abbiamo concesso assistenza finanziaria e borse di studio per gli orfani di coloro che sono caduti come vittime in Sud Africa. Il compito che rimane da compiere nel campo politico è certamente notevole, ma abbiamo fiducia che, uniti nella nostra determinazione a vedere la completa indipendenza di ogni popolo Africano, riusciremo nei nostri sforzi.
Tuttavia, questo risultato non può ricadere sul merito dei popoli Africani se l’indipendenza ottenuta è solo nel nome. In una tale situazione,l’emergere dal colonialismo è solo illusorio, e l’uso della parola “indipendenza” costituirebbe non solo una distorsione, ma anche un disservizio alla causa della libertà Africana erigendo uno schermo dietro il quale quelle stesse influenze straniere che finora sono state rivelate al mondo come interessi colonialisti, potrebbero, sotto mentite spoglie, continuare ad operare.
In altre parole, coloro che cercano l’indipendenza, devono essere pronti a lottare per essa, piuttosto che accettarla; e, dopo averla guadagnata, a reggersi sui propri piedi senza dipendenza, e senza favori. Devono essere pronti a far valere la loro capacità di mantenere l’indipendenza senza scambiarla per sostegno finanziario o sovvenzioni.
L’indipendenza non può essere una semplice parola priva di significato, essa deve rimanere un principio che non ammette compromesso o sospetto, un principio che richiede rispetto per sé e allo stesso tempo pari rispetto per i diritti degli altri.
Quindi, mentre noi cooperiamo pienamente con tutti gli Stati e le Organizzazioni Internazionali, dobbiamo essere più attenti per non accettare formulazioni che perpetuano regimi coloniali o spargono semi di divisione tra le nostre nazioni con metodi falsi, ricordando fin troppo l’ideale dei giorni di epoche coloniali.
Il più forte fondamento della nostra indipendenza è lo sviluppo delle nostre risorse economiche. È incoraggiante notare che tutti i nostri popoli sono dedicati a questa idea centrale e che i leader del nostro continente – compiendo il desiderio dei loro popoli – stanno dirigendo le loro energie a questa realizzazione. Il nostro continente è ricco e gli sforzi compiuti finora dimostrano che la nostra sorte può essere abbondanza nella prosperità materiale.
Questo ideale può essere reso fruibile più rapidamente dalla stretta collaborazione tra di noi. Quindi, dobbiamo prendere decisioni coraggiose per la cooperazione intra-Africana. Dobbiamo collegare le nostre strade, dobbiamo collegare ed associare le nostre compagnie aeree e pensare in termini di fusione dei nostri servizi internazionali. Vorremmo, infatti, proporre l’istituzione, attraverso la sottoscrizione di quote di partecipazione, di un a Banca per lo Sviluppo Africano per promuovere l’espansione dei nostri affari, del commercio,delle comunicazioni e dei servizi internazionali; dobbiamo scambiare informazioni agricole e tecniche, dobbiamo, in tutti i campi dell’attività umana, raggiungere rapporti altamente sviluppati. Se raggiungeremo questi obiettivi, allora la nostra dipendenza dai mercati esteri, con tutti i suoi effetti avversi, potrà essere sollevata e la nostra libertà incommensurabilmente rafforzata, senza in alcun modo diventare isolazionisti o seguire politiche economiche strettamente nazionaliste.
Già da cinque anni, la conferenza Afro-Asiatica di Bandung, aveva sollecitato l’adozione di questi principi di base. E’ tempo che una seconda simile Conferenza venga convocata nuovamente per affrettare queste ampie e fruttifere politiche economiche.
Socialmente e culturalmente, dobbiamo sviluppare quei legami naturali dei nostri popoli tra di loro che sono stati allungati e indeboliti attraverso la frammentazione del nostro continente dalle pratiche coloniali del dividere e comandare. Anche oggi le differenze tribali ed altre differenze, vestigia di quell’epoca spiacevole, sono state sfruttate per gli stessi fini deplorevoli. Dobbiamo fare in modo che la storia di ciascuno dei nostri popoli sia conosciuta dagli altri ed apprezzata in tutto il continente. La nostra indipendenza e la libertà sono senza senso se non sono legate al cuore dei nostri popoli. A tal fine, non dobbiamo risparmiarci sforzi per espandere la nostre borse di studio ed altri scambi culturali al fine di condividere il patrimonio storico del nostro continente.
Unità
Questi sono alcuni dei problemi che hanno bisogno dei nostri sforzi dedicati. Ogni problema specifico e il generale benessere dei nostri popoli richiedono unità di pensiero e di azione. L’essere qui in occasione della Conferenza degli Stati Africani Indipendenti, alle Nazioni Unite, o in qualsiasi altro forum internazionale, dimostra che la nostra unione fa davvero la nostra forza. Dobbiamo dare sostegno alla lotta dei popoli del nostro continente dando immediata espressione all’unità nella nostra causa comune.
In passato, a causa della sottomissione delle nostre terre e dei popoli ai poteri coloniali, una conferenza del genere organizzata da noi non è stata possibile. Oggi, non è solo possibile incontrarsi, ma anche evolvere in azioni unite in tutte le questioni di interesse comune attraverso il processo di consultazione, come questo attuale.
Il destino del nostro continente non è più deciso da parte dei non-africani. Le tradizioni di Berlino ed Algeciras e l’intero sistema di colonialismo sono stati spazzati via dal continente. Ora abbiamo il nostro destino nelle nostre mani, ma non dobbiamo mai diminuire la nostra determinazione per non permettere mai a nuove forme di colonialismo, qualunque sia la loro apparenza,di prendere possesso di nessuno di noi, minacciando l’indipendenza conquistata a fatica ed, anzi, per la stabilità e la pace del mondo.
I leader africani devono, in auto-abnegazione, spingere in avanti lo sviluppo economico, il benessere politico e spirituale dei loro popoli, nell’interesse, non solo del guadagno nazionale, ma di quella trascendente unità continentale che da sola può portare a termine l’era del colonialismo e della Balcanizzazione.
Lo sviluppo di questo processo di consultazione fino al suo massimo miglioramento è, dunque, nel nostro interesse. Non porterà solamente i governi verso una più stretta collaborazione e comprensione reciproche, ma sarà anche una prova concreta della nostra volontà di dirigere il nostro pensiero agli affari comuni del nostro continente. Di conseguenza, le decisioni e deliberazioni di questa Conferenza sono della massima importanza, non solo per il nostro continente, ma anche per il mondo in generale.
Preghiamo, pertanto, che le deliberazioni e le decisioni di questa Conferenza non solo potranno resistere alla prova del tempo e servire come fonte di ispirazione per i popoli del continente, ma che potranno anche consentirci di raggiungere, con uno sforzo comune, una vita pacifica, libera e abbondante nel nostro continente.
“Selected Speeched of His Imperial Majesty Haile Selassie I“, pagg. 199-204