Non appena il capitano dell’aereo ebbe annunciato in inglese: «In questo momento stiamo varcando la frontiera etiopica», ci venne incontro uno squadrone di jet da combattimento etiopici. Il capitano ci informò del fatto che le forze aeree etiopiche ci avrebbero scortati sino all’aeroporto di Asmara. La nostra delegazione si entusiasmò nel vedere le manovre acrobatiche dei caccia etiopici, che si esibivano in segno di benvenuto nei nostri confronti. La missione atterrò ad Asmara dopo aver sorvolato il Mar Rosso, ma non sbarcammo. Un gruppo di sacerdoti etiopi, che ci avrebbe accompagnati durante il viaggio verso Addis Abeba, salì a bordo.
Arrivammo ad Addis Abeba il 16 Aprile. L’Etiopia è stata la prima destinazione ufficiale della missione. All’arrivo ad Addis Abeba, fummo ricevuti ed accolti da una delegazione di ufficiali governativi. Tra questi Ato Getaneh Haile Mariam, Lidj Ayele-Worq Abebe del Ministero degli Affari Esteri, e Woizaro Maize del Ministero dell’Educazione. Lidj Ayele-Worq fu incaricato di guidarci e scortarci per la durata della nostra permanenza in Etiopia. Alloggiammo all’Hotel Ghion.
Più tardi la nostra delegazione fece visita a Sua Santità Abune Basilios, Arcivescovo e Patriarca della Chiesa Ortodossa d’Etiopia, presso la sua residenza ufficiale al Patriarcato. I delegati Rastafariani si pronunciarono in merito alla divinità di S.M.I. l’Imperatore Haile Selassie in quanto Messia ritornato entro la casa reale di Re Davide. I fratelli citarono molti versi biblici dal Libro della Rivelazione e dagli Atti degli Apostoli. Ragionammo inoltre della linea dinastica degli antenati di Sua Maestà Imperiale, risalente a Cush nel 6500 a.C e a Ori nel 10000 a.C. Affrontammo l’argomento dell’invasione italiana d’Etiopia e delle profezie che Sua Maestà Imperiale rivolse alla Società delle Nazioni, quando affermò che Dio e la storia avrebbero ricordato il loro giudizio se non si fossero piegati dinanzi alla realtà dei fatti. Ricordammo le parole dell’Imperatore alla Società delle Nazioni: «Avete acceso un fiammifero in Etiopia, ma brucerà l’Europa», e citammo all’Arcivescovo il Libro della Rivelazione, capitolo 17 verso 14: «Costoro combatteranno contro l’Agnello, ma l’Agnello li vincerà, perché è il Signore dei signori e il Re dei re ». A conclusione dell’incontro, l’Abune Basilios convenne sul fatto che la Bibbia poteva essere interpretata in quel modo.
Durante l’incontro, ai delegati furono offerti del tè e il “Tej” (vino al miele). I fratelli si sentirono fortificati da tale riconoscimento ricevuto da Sua Santità. In seguito il Patriarca offrì ad ogni membro della delegazione una veste etiopica. Aggiunse che le vesti non erano semplicemente un dono, ma che avremmo dovuto conoscere la nostra natura di Etiopi. Più tardi appresi che lo stemma sulla mia veste indicava il grado di “Dejatchmatch”, generale di guardia. Ci congedammo giubilanti dalla sua presenza.
Mentre la nostra delegazione attendeva di esser ricevuta da Sua Maestà, il signor Abebe ci accompagnò durante il nostro itinerario. Ci fu offerta udienza presso il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero dell’Interno, il Ministero del Commercio e dell’Industria, il Ministero dell’Agricoltura e il Ministero dello Sviluppo comunitario Nazionale. Tutti i ministri accolsero con calore la nostra missione, allorché sollevammo la questione del rimpatrio nella nostra terra madre. I ministri convennero sul fatto che i vari dettagli di tale progetto sarebbero stati perfezionati ulteriormente dal governo.
La nostra visita proseguì a Shashamane, distante circa 200 Km da Addis Abeba. Fu proprio questa la terra concessa alle popolazioni di discendenza africana dell’emisfero occidentale, come segno di gratitudine per il sostegno reso all’Etiopia durante la guerra con l’Italia (1935-1941).
Risiedevano nella zona James e Helen Piper, una coppia originaria di Monsterrat nei Caraibi. I Pipers emigrarono da Monsterrat a New York e divennero membri dell’Ethiopian World Federation. Si trasferirono in Etiopia nel 1948 assieme ad altri Africani delle Indie Occidentali tra cui Julia Green da Anotto Bay, Giamaica, e il dottor David Talbot, dalla Guyana britannica. Si stabilirono a Shashamane, costituendo una piccola comunità e gestendo una fattoria in cui si coltivavano girasoli, mais, banane e altre colture. Avevano anche un gregge di capre e circa 50 mucche.
I Pipers possedevano e gestivano anche un piccolo mulino. Macinavano il mais per le tribù circostanti ad un costo simbolico. All’epoca della nostra visita, i Pipers erano gli unici ancora a Shashamane. Il dottor Talbot lavorava ora al Ministero dell’Informazione e viveva ad Addis Abeba, dove lo incontrammo.
A Shashamane i nostri delegati degustarono il piatto nazionale etiope di Enjera e Wat. L’Enjera è un pane piatto, soffice e ruvido, preparato con lievito naturale (pasta madre) e ottenuto da una pianta simile al grano, chiamata Tef. Il Wat è un sugo preparato con carne, fortemente speziato con cipolla, peperoncino, ecc.; un piatto sconsigliato agli stomaci delicati, sebbene molto gustoso.
Venerdì 21 Aprile fu concessa alla missione un’udienza presso Sua Maestà Imperiale, al Palazzo Imperiale di Addis Abeba. Ci presentò Ato Tafara Kidane Worq Wold. Il dottor Leslie espose a grandi linee il proposito della visita che, per la nostra delegazione, era quello di valutare l’opportunità di rimpatrio in Etiopia dei discendenti africani dalla Giamaica e dalle altre isole caraibiche. L’Imperatore Haile Selassie era un uomo di piccola statura, vestito in alta uniforme, con una disposizione calorosa e amabile e maniere impeccabili. Sua Maestà Imperiale rispose in Amarico, e Ato Tafara Worq tradusse per noi. L’Imperatore affermò di riconoscere i Neri dell’Occidente, in particolare quelli della Giamaica, come fratelli di sangue degli Etiopi. Era a conoscenza del fatto che dall’Etiopia furono deportati schiavi in Giamaica. Proseguendo, l’Imperatore spiegò che l’Etiopia è grande abbastanza da accogliere tutti coloro di discendenza africana che vivono nei Caraibi e desiderano tornare. Ci assicurò che l’Etiopia sarebbe sempre stata aperta per coloro che vogliono tornare a casa. Sua Maestà Imperiale espresse il desiderio di uno scambio di studenti tra l’Etiopia e i Paesi delle Indie occidentali.
Riguardo al rimpatrio, l’Imperatore confermò che sarebbe stato selezionato un gruppo di esperti per discutere i vari dettagli di tale migrazione. Espresse la Sua speranza che avremmo mandato le persone giuste. L’Imperatore conferì allora una medaglia d’oro a ciascun membro della delegazione. Noi ringraziammo Sua Maestà Imperiale, invitandoLo a visitare la Giamaica nel prossimo futuro. Egli accettò prontamente, promettendo di visitarla presto.
Gli altri membri della delegazione lasciarono la sala, eccetto i fratelli Rastafariani: Planno, Alvaranga ed io. Avevamo portato dei doni speciali da offrire all’Imperatore, e desideravamo avere con Lui un dialogo personale. Il fratello Phil presentò una mappa dell’Africa incisa su legno di mogano, cedro e mahoe (Hibiscus elatus). L’intarsio mostrava il ritratto di Sua Maestà Imperiale su un lato della custodia. L’Imperatore sorrise e parlò in inglese per la prima volta: “L’Africa … è da parte dei fratelli Rastafari?” Noi tre rispondemmo all’unisono: “Si, Vostra Maestà.” Gli raccontammo che lo scultore era un fratello Rastafariano chiamato Bal Boa, lo stesso che costruiva anche i nostri tamburi Akete.
Io donai delle fotografie di vari luoghi della Giamaica e di molti fratelli Rastafariani, oltre ad un dipinto di Navy Island. Sua Maestà Imperiale disse: “Fotografie dei fratelli? Grazie.”. Il fratello Planno offrì una sciarpa ricamata di verde, oro e rosso (i colori della bandiera Etiopica). L’Imperatore Haile Selassie chiese: “L’hai ricamata tu?” Il fratello Planno rispose: “Si, Vostra Maestà”. Sorridendo l’Imperatore disse: “Grazie.” Ci inchinammo e lasciammo la Corte Imperiale. Abbiamo paragonato questa visita a quella dei tre saggi (i Magi) che resero omaggio e portarono doni al Re dei Re.
Il giorno successivo viaggiammo in aereo verso la valle Awash. Ci fu detto che oltre a Shashamane, questa era un’area indicata per il rimpatrio. La valle era circondata da colline ondeggianti, verdi e fertili, e un fiume scorreva nel suo mezzo. Il 23 Aprire la nostra missione lasciò Addis Abeba, con l’Ethiopian Airlines, in direzione Nigeria.