L’Etiopia e gli Etiopi occupano un posto prominente al fianco di quei Paesi e luoghi ben noti dai Libri sacri, dagli antichi manoscritti storici così come dalle ricerche archeologiche attorno al mar Rosso e alla valle del Nilo. Secondo la storia antica, la parola Etiopia denota un tratto geografico di terra che rappresenta l’area a sud dell’Egitto e giunge sino al lontano Oceano Indiano. La parola “Etiopia” deriva da due vocaboli greci1 che costituiscono anche il nome assegnato alle popolazioni residenti nell’area. Il fatto che il Paese sia denominato Etiopia è anche un’indicazione della tonalità del colore della pelle dei popoli che la abitano. La distesa geografica denominata “Etiopia” pare aver coperto aree e dimensioni diverse in periodi differenti, ma il suo centro è sempre stato l’area in cui sono situate le sorgenti del Nilo Azzurro.
La Bibbia, in quanto unico libro che narra del principio di tutte le cose, afferma: “E il nome del secondo fiume è Ghion: è lo stesso che circonda l’intera terra d’Etiopia” (Genesi 2,13); dice inoltre il profeta del Signore, Re Davide: “L’Etiopia protende le sue mani a Dio” (Salmo 68, 31).
Il nome Etiopia è riferito a vari luoghi nella Bibbia e i profeti dell’Antico Testamento ne hanno fatta menzione.
Il poeta greco Omero, che visse attorno all’800 a.C., descrisse nelle sue opere gli Etiopi e il luogo che essi abitavano.
Dopo Omero il famoso storico Erodoto, tra il 400 ed il 300 a.C., fece anch’egli riferimento agli Etiopi e alla regione in cui vivevano, identificata nell’area a sud dell’Egitto e attorno al mar Rosso, che si estendeva sino all’Oceano Indiano. Nel descrivere gli Etiopi disse che “sono molto longevi”. Tutti questi elementi dimostrano che l’Etiopia è collocata nella parte orientale dell’Africa ed è un Paese con una lunga storia documentata.
Nonostante il fatto che l’adorazione dell’unico vero Dio sia sempre stata il fondamento delle pratiche religiose d’Etiopia sin dai tempi remoti, fu all’epoca della Regina di Saba che furono compiuti passi significativi nel rafforzamento della fede. Dopo aver ricevuto notizie riguardo a Re Salomone, la Regina di Saba intraprese il viaggio alla volta del palazzo del Re a Gerusalemme, per verificare con i propri occhi tutto quanto aveva udito a suo riguardo e per introdurre, d’altronde, la civiltà etiopica. La relazione che ne scaturì creò le condizioni favorevoli per l’introduzione degli insegnamenti e della fede dell’Antico Testamento in Etiopia. Fu a quest’epoca che l’Arca di Sion venne condotta nel nostro Paese. Da questo momento in poi, l’Antico Testamento divenne la base del sentimento, delle pratiche e degli insegnamenti religiosi del popolo e l’Etiopia divenne il seggio dell’Arca dell’Alleanza (I libro dei Re 10, 1-9).
A motivo di tali relazioni storiche, culturali e religiose con Gerusalemme, gli Etiopi erano soliti viaggiare alla volta della Terra Santa, attraversando il deserto a piedi o a dorso degli animali, un’impresa certo ardua e difficile. I viaggi costanti intrapresi dagli Etiopi in Terra Santa li resero proprietari di alcuni luoghi di adorazione nella Città di Davide. Questa proprietà di luoghi di culto a Gerusalemme è simbolo di onore ed orgoglio non soltanto per gli Etiopi, ma per la totalità delle popolazioni Nere. La relazione storica e culturale aprì anche la via alla Cristianità in Etiopia. La Sacra Bibbia ci narra che un eunuco etiope, che si trovava a Gerusalemme per propositi di culto, importò la Cristianità in Etiopia nel I secolo d.C. (Atti 8,29).
Tuttavia, la fondazione del Vescovato e l’amministrazione dei Sacramenti ebbero inizio nel IV secolo d.C., quando Frumenzio fu nominato primo vescovo d’Etiopia da Atanasio, Patriarca d’Alessandria. Questo evento segnò ancora una volta l’inizio di relazioni religiose tra Alessandria e l’Etiopia.
L’Etiopia, anche prima della nascita di Cristo e dell’introduzione della Cristianità, usava seguire gli insegnamenti dell’Antico Testamento (le Leggi di Mosé) come propri fondamenti religiosi. Dopo l’introduzione della Cristianità entrambi -l’Antico e il Nuovo Testamento- divennero le basi della sua fede cristiana. Gli insegnamenti dell’Antico Testamento e del Nuovo, quali fondamenta della Chiesa Ortodossa Tewahedo d’Etiopia e quali ragioni del suo progresso, hanno una lunga storia che è giunta sino al giorno d’oggi.
La Chiesa Ortodossa Tewahedo d’Etiopia è una di quelle Chiese Ortodosse che rigettano le conferenze religiose Calcedoniane e le loro decisioni. Ma accetta e segue strettamente:
a. L’opera e gli insegnamenti di nostro Signore Iyesus Krestos (Gesù Cristo).
b. L’azione e gli insegnamenti dei Suoi Apostoli.
c. La decisione presa, mediante l’ausilio e la guida dello Spirito Santo, dai 318 Santi Padri al Concilio di Nicea nell’anno 325 d.C.; la decisione presa dai 151 Santi Padri al Concilio di Costantinopoli nell’anno 381 d.C. e la decisione e gli insegnamenti dei 200 Santi Padri al Concilio di Efeso nell’anno 431 d.C. Accetta anche i Santi Padri che giunsero in seguito in epoche differenti e i cui insegnamenti si accordano completamente con le decisioni dei Concili sopra menzionati.
L’epoca tra il IV ed il VII secolo d.C. fu un periodo in cui soddisfacenti attività religiose e consigli spirituali furono portati avanti.
Fu durante quest’epoca che le Sacre Scritture furono tradotte nella lingua nazionale, il Ge’ez, dal greco e da altre lingue antiche e affermate; la vita monastica fu fondata e le chiese furono organizzate quali principali luoghi di culto. Fu inoltre a quest’epoca che il ben noto musicante ecclesiastico e uomo di letteratura, Yared, compose e performò le sue opere maggiori che ancora caratterizzano la Chiesa Ortodossa Etiopica.
Nel VI secolo, il nord Africa e una parte del Medio Oriente furono invase dagli Arabi fedeli a Muhammad. Di conseguenza, l’Islam si espanse alle aree del mar Rosso e dell’oceano Indiano, indebolendo la Chiesa Ortodossa Etiopica e ostruendo la sua relazione con il resto del mondo cristiano. Di nuovo, nel IX secolo, la regina Felasha (ebraica) Yodit (Giuditta), che si levò contro la Cristianità, saccheggiò la Chiesa Ortodossa Etiopica, distruggendo la vita e le proprietà di una notevole eredità religiosa e culturale.
Tra il X e il XV sec. la Chiesa Ortodossa etiopica esercitò grandi sforzi per restaurare quanto era stato distrutto nel IX sec. Risultati significativi e un progresso notevole furono conseguiti nel campo dell’architettura, che produsse chiese di importanza e riconoscimento internazionali. Il Vangelo venne predicato in lungo e in largo all’interno del Paese. La vita monastica fu nuovamente organizzata, il paganesimo subì una rilevante riduzione e il numero di Libri Sacri tradotti dall’Arabo crebbe, tanto che in molti casi i libri prima perduti furono tradotti dall’Arabo in Ge’ez.
Nuovamente, nel XVI sec., un musulmano etiope di nome Ahmed Gragn, aiutato e supportato dall’impero Ottomano, iniziò la propria campagna militare dalla parte orientale del Paese e giunse sino al nord, distruggendo un gran numero di chiese ed eredità culturali lungo tutto il Paese. Migliaia di persone -uomini, donne e bambini di fede cristiana- furono massacrate. Quest’epoca particolare viene ricordata come l’epoca oscura nella storia etiopica. Nonostante tutte queste distruzioni, i Cristiani etiopici dell’epoca rimasero saldi nella propria fede, si unirono e con notevoli sacrifici difesero il Paese e la Chiesa Ortodossa. Con l’aiuto di Dio Onnipotente, l’Etiopia sconfisse con successo l’armata di Ahmed Gragn, uccidendo costui e uscendone vittoriosa.
I primi 15 anni del XVI secolo furono anni di distruzione e confusione sociale, come mai prima nella storia d’Etiopia; questo è anche ricordato come il periodo dei martiri. Durante la guerra contro Ahmed Gragn, alcuni soldati portoghesi furono inviati dalla loro patria per aiutare i Cristiani etiopici. Al fianco del contingente portoghese giunsero nel Paese anche alcuni missionari gesuiti. A motivo del conflitto religioso creatosi tra i Cristiani etiopici e i missionari gesuiti, il Paese fu gettato in un altro periodo di spargimento di sangue e sofferenze.
La seconda metà del XVIII e la prima metà del XIX secolo furono periodi in cui qualsiasi forma di governo centrale riconosciuto fu totalmente assente. Questa particolare epoca, chiamata “Zemene Mesafint” (Epoca dei Giudici), durò settant’anni. Durante questo periodo, tuttavia, la Chiesa Ortodossa Etiopica, avendo attraversato molti alti e bassi, fu in grado di compiere un progresso significativo nei seguenti campi:
A) Furono sviluppate scuole quali centri di Qene (arte poetica) e di scrittura;
B) Furono elaborati commentari alle Sacre Scritture;
C) Furono introdotte e sviluppate scuole di musica ecclesiastica.
La seconda metà del XIX secolo fu il periodo in cui l’Imperatore Tewodros giunse al potere e la riunificazione del Paese ebbe così inizio, annunciando il sorgere dell’Etiopia moderna.
La Chiesa Ortodossa Etiopica dovrebbe essere considerata non soltanto come la depositaria storica e religiosa del Paese. Bisogna guardare anche ad essa come il centro della Cristianità nel Corno d’Africa. Mediante i sacrifici che essa pagò, fu in grado di detenere la propria eredità e la propria storia cristiane, che ne hanno fatto il simbolo dell’unità e dell’indipendenza.
E’ evidente che la Chiesa Ortodossa Etiopica, nella sua lunga storia, ha contribuito notevolmente all’indipendenza, al progresso sociale e all’unità del Paese. E’ una questione di grande importanza che la presente generazione, e quelle future, conoscano a fondo la portata di tali apporti storici e sociali.
I nemici dell’Etiopia, che giunsero per controllare il Paese in varie epoche, fecero sempre della Chiesa Ortodossa Etiopica e delle sue istituzioni i punti focali dei propri attacchi e dei propri tentativi di distruzione.
Nel XIX secolo, l’Etiopia esercitò sforzi notevoli per introdurre nel Paese elementi di civiltà occidentale. D’altro canto, le potenze europee tentarono l’impossibile per evitare che l’Etiopia divenisse il centro della civiltà africana. E durante l’ultima parte di questo secolo, quando Mussolini invase l’Etiopia dal 1936 al 1941, fu contro la Chiesa Ortodossa Etiopica che tutti i tentativi di distruggere il Paese furono diretti. Nonostante tutto ciò, la Chiesa Ortodossa Etiopica ha sempre preservato la storia del Paese e le sue istituzioni religiose, prestando la sua guida spirituale e il suo ministero sociale a beneficio del popolo.
Il XX secolo non dovrebbe essere come i secoli V, XI o XVI, allorché l’assenza di unità, le continue condanne e contese erano all’ordine del giorno. Pur senza tradire i propri obiettivi individuali, questo dovrà essere il momento dell’unità, della comprensione, e della coesistenza in una maniera degna di una società civile.
Nel V secolo si verificò la tragedia storica per cui la Chiesa Cristiana, “Una, Santa, Apostolica e Universale”, fu divisa in due.
Fondamentalmente la Chiesa di nostro Signore è una e le persone non dovrebbero dividerla per perseguire i propri propositi. Vi sono tuttavia importanti tribune internazionali presso le quali la Chiesa Ortodossa Etiopica partecipa in spirito di ecumenismo.
Abbiamo notato nelle righe precedenti che la Chiesa Ortodossa etiopica è una delle Chiese Ortodosse Orientali che non accettano il Concilio di Calcedonia. La Chiesa Ortodossa etiopica rimarrà ferma nella propria relazione e unità religiosa con le Chiese Ortodosse Orientali. E’ governata e amministrata dal Santo Sinodo che deriva dalle tradizioni degli Apostoli.
A partire dai tempi dei primi profeti, la Chiesa Ortodossa Etiopica è sempre stata una rispettosa seguace dei Padri della Chiesa. Ma la Chiesa d’Alessandria, facendo uso del “Decreto di Nicea” che essa stessa manomise per perseguire i propri propositi, si pose in condizione di nominare i vescovi etiopi tra i propri padri ecclesiastici.
Tuttavia i vescovi egiziani, non conoscendo la lingua locale, non potevano comunicare con i fedeli della Chiesa Etiopica: ciò generò incomprensioni.
Se la Chiesa Ortodossa etiopica avesse sin da prima raggiunto la propria autocefalia, avrebbe conseguito maggiori risultati.
Durante questo lungo periodo di 1600 anni non furono in effetti fondate da parte degli Egiziani istituzioni di alta educazione teologica che si aggiungessero alle esistenti scuole tradizionali etiopiche.
La liberazione da questi intralci ha richiesto sacrifici in termini di energia umana, tempo e risorse. Dopo 1600 anni, la Chiesa Ortodossa Etiopica, dopo aver attraversato grandi difficoltà e battaglie, e mediante l’impegno infaticabile dell’ultimo Re dei Re Haile Selassie I, è divenuta in grado di nominare i suoi patriarchi tra i propri padri ecclesiastici. Lo sforzo del Re dei Re per rendere la Chiesa Ortodossa Etiopica totalmente indipendente sarà sempre ricordato attraverso le generazioni.
Nonostante la Chiesa Ortodossa Etiopica nutra un immenso rispetto per il Santo Seggio di San Marco ( la Chiesa d’Egitto, ndr), i leader ecclesiastici di quest’ultima, continuando a nutrire sentimenti di supremazia, stanno creando ostacoli al miglioramento delle relazioni tra le due chiese, nonostante la buona volontà che è sempre stata propria alla Chiesa Ortodossa Etiopica. Ciò risulta evidente nelle pretese che essi avanzano sulla nostra proprietà legittima, dal punto di vista storico e religioso, presso il monastero Deir-El-Sultan in Gerusalemme.
Come la Chiesa fondata dal Sangue di Cristo è una, la Chiesa Ortodossa Tewahedo Etiopica persevererà nei propri sforzi di diffondere la propria fede e il proprio ordinamento sotto la guida del Santo Spirito. Al tempo stesso, il nostro impegno al fine di migliorare le relazioni tra le due chiese proseguirà. La Chiesa Ortodossa Tewahedo Etiopica crede e prega che questo si realizzerà.
La Chiesa Ortodossa Tewahedo Etiopica fu ufficialmente organizzata nel IV secolo (328 d.C.), seppure la Cristianità fosse stata introdotta nel Paese già durante l’epoca apostolica stessa.
La Chiesa ha 32 diocesi in tutto il Paese. In aggiunta possiede diocesi in Gerusalemme, in Africa, ai Caraibi, nell’America Latina, negli Stati Uniti, in Canada, in Europa e in Australia.
Il possedimento di monasteri a Gerusalemme risale alle antiche relazioni storiche che esistevano ai tempi dell’Antico Testamento, soprattutto durante il regno della Regina di Saba e di Re Salomone.
La Chiesa Ortodossa Etiopica conta circa 40.000.000 di fedeli, 300.000 monasteri e Chiese e 400.000 ecclesiastici.
Secondo i regolamenti stabiliti dalla proclamazione ecclesiastica (Kale Awadi), La Chiesa offre diffusi servizi spirituali e sociali che si ramificano dal Patriarcato alle parrocchie.
Fonte: “The Ethiopian Orthodox Tewahedo Church faith, order of worship and ecumenical relations” (Tensae publishing, Addis Abeba 1996, pagg. 5-14)